Saldo e StraccioSaldo e StraccioSaldo e Straccio
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Il saldo e stralcio dei debiti si configura come una particolare modalità legata alla risoluzione di una controversia tra privati, aziende o nei confronti di una banca.

La pratica di saldo e stralcio dei debiti può essere riferibile anche a controversie nei confronti della pubblica amministrazione.
Una delle due parti assume la posizione di creditore di una certa somma di denaro, mentre l’altra parte, naturalmente, quella di debitore.
In poche parole, nei casi di una controversia avente come oggetto una specifica somma di denaro da dover corrispondere, una delle possibili soluzioni è quella del pagamento a stralcio e saldo.

Cosa significa questo nello specifico? Le parti in lite tra di loro espletano un accordo, al di fuori del giudizio civile che si svolge in Tribunale ( il cosiddetto accordo stragiudiziale). È infatti possibile accettare una proposta di saldo e stralcio, sia prima di iniziare una causa civile, sia quando questa è già in atto.

Saldo e stralcio: il contenuto della proposta


Genericamente, la proposta di saldo e stralcio è presentata dal debitore, il quale si impegna ad assumere le proprie responsabilità in merito all’esistenza del debito contratto nei confronti del creditore, nonchè a pagarne una parte nelle modalità e nei tempi concordati con lo stesso creditore.

Nel contempo, il creditore dichiara di accettare la parte che gli viene offerta e a non richiedere ulteriori cifre di denaro.
E’ necessario comunque fare molta attenzione a come le parti intendono qualificare l’accettazione e la proposta di saldo e stralcio, se tramite una “transazione” o ancora una “novazione”. Questo perchè la differenza comporta effetti pratici di un certo peso, sia per il debitore che per il creditore.
Se le parti determinano l’accettazione della proposta di saldo e stralcio come “transazione”, creeranno un nuovo contratto, svincolato dal precedente, che non ne sostituisce gli effetti. Di conseguenza, se il debitore non adempie la proposta di saldo e stralcio, il creditore potrà richiedere l’intero credito dettagliato nel vecchio contratto. La transazione quindi è la forma che agevola il creditore.
Se invece le parti delineano l’accettazione della proposta di saldo e stralcio come “novazione”, si avrà una vera e propria sostituzione del vecchio contratto. La conseguenza? In caso di inadempienza del debitore, il creditore non potrà richiedere l’intero credito, ma solo quella parte esplicitata nell’ultimo contratto stipulato.

Saldo e stralcio: i vantaggi


In primis, tramite l’accettazione di una proposta di saldo e stralcio, il creditore può risolvere la controversia in via “bonaria” o “stragiudiziale”, senza cioè dover affrontare i costi processuali. Questo, oltretutto, ha la possibilità di incassare immediatamente il denaro, senza dovere attendere le tempistiche del processo civile.
Non è raro che l’accettazione della proposta di saldo e stralcio rappresenti spesso l’unico modo per il creditore di recuperare almeno una parte del proprio credito originario.
Il debitore invece ha la possibilità di vedere ridotto il proprio debito, anche per una quota molto consistente.

Facciamo subito un esempio pratico. Il debitore X ha un debito nei confronti di una banca, relativo ad un mutuo (o un prestito, o ancora un finanziamento) che per diversi motivi non è riuscito a pagare regolarmente o in maniera integrale. Alla luce di ciò, la banca non ha la certezza di poter riscuotere integralmente il proprio credito, che viene qualificato come “credito deteriorato” o “credito non performante”, in inglese “non performing loan” da cui l’acronimo NPL.


In sostanza, esistono vari tipi di NPL (bad loans, unlikely to pay, past due); tra quelli in elenco, i crediti “in sofferenza” sono i più complicati da recuperare.
La banca del debitore X ha diverse possibilità per gestire un credito deteriorato. Può gestirlo direttamente in prima persona, oppure può affidare la gestione ad una società interna alla banca, o ancora ad una società esterna alla banca, pur continuando a conservarne comunque la titolarità (ossia la gestione interna). La banca inoltre può liberarsi del credito a rischio, mediante una cartolarizzazione o una cessione ad una società (gestione esterna).


Se intende gestire esternamente il credito non performante, la banca potrà vendere i crediti deteriorati ad una AMC (acronimo di Asset Management Company), cioè ad un’istituzione che spesso è finanziata o partecipata dallo Stato.

La cessione dei crediti deteriorati “in blocco”

Come detto, esiste un’ulteriore alternativa per la banca, ossia quella di cartolarizzare i crediti deteriorati. Tramite la cartolarizzazione – introdotta nell’ordinamento italiano dalla Legge n. 130/1999 – la banca cede dietro pagamento il credito deteriorato ad una società intermediaria esterna, detta SPV (acronimo di Special Purpose Vehicle).

Nel dettaglio, la SPV raggruppa “profili” di crediti deteriorati dal valore di milioni di euro, che sono caratterizzati da crediti deteriorati provenienti da banche diverse e di vario tipo: alcuni di questi “profili” possono essere riscossi facilmente ed in tempi brevi, in quanto si sono deteriorati a causa di una difficoltà momentanea del debitore; altri più difficilmente, poiché relativi ad una insolvibilità cronica del debitore; altri ancora sono relativi a mutui, prestiti o finanziamenti contratti molti anni fa e quindi vicini alla prescrizione.
La cessione è regolata dall’art. 58 del Testo Unico Bancario, che prevede anche oneri pubblicitari: ai sensi del secondo comma, “la banca cessionaria dà notizia dell’avvenuta cessione mediante iscrizione nel registro delle imprese e pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. La Banca d’Italia può stabilire forme integrative di pubblicità”.

Cartolarizzazione dei debiti deteriorati

Come già accennato, la disciplina della cartolarizzazione è contenuta nella Legge n. 130 del 1999.
La cartolarizzazione (in inglese “securitisation”) si riferisce ad un complicato procedimento finanziario tramite cui la SPV che ha acquistato il blocco di crediti deteriorati, trasforma il npl in un titolo “di carta”, cioè in un titolo obbligazionario a breve termine (detto ABS, acronimo di Asset Backed Securities), da collocare sul mercato presso investitori specializzati, privati o istituzionali.
Queste obbligazioni possono essere di vario tipo, in dipendenza del credito che viene cartolarizzato e del grado di rischio, relativo alla possibilità di riscuotere il credito sottostante e gli interessi maturati.
Con il ricavato della vendita, la SPV acquista il mutuo (o il finanziamento, o il prestito), permettendo alla banca di origine di rientrare del capitale. Inoltre, il rischio viene trasferito agli investitori che acquistano le obbligazioni.

Saldo e Stralcio dei debiti


Dal momento che la cartolarizzazione implica il trasferimento al cessionario dei diritti e degli obblighi del creditore cedente, l’investitore che ha acquistato il credito cartolarizzato nella obbligazione, intende recuperare il credito, nel nostro esempio, dal debitore debitore X in questione (o da un suo garante).
A tale scopo, vengono incaricate società specializzate denominate Servicer. Il servicer corrisponde a quel soggetto incaricato della gestione e della riscossione dei crediti ceduti e dei servizi di cassa e pagamento.
Ricapitolando, risulta palese che del recupero del credito tra il debitore e la banca non se ne occupi spesso la stessa banca, bensì una società diversa, che può essere “interna” alla banca di origine, oppure esterna.

L’intimazione di pagamento

Il nostro debitore X, quindi, può vedersi recapitare un’esplicita lettera di intimazione al pagamento, da parte di una società sconosciuta, la quale richiede il pagamento di una somma di denaro in tempi molto brevi, non mancando di minacciare azioni legali e pignoramenti in caso di mancato pagamento.
Appare chiaro a questo punto che la società ignota in questione è quella che abbiamo definito “servicer”. Il debitore X non la conosce perché, se da una parte è vero che il debitore ceduto (ossia il debitore X) deve essere avvisato della cessione del credito ex art. 1264 cod. civ., dall’altra parte, nell’eventualità della cessione dei crediti “in blocco”, questo onere si considera adempiuto con la pubblicazione della cessione nella Gazzetta Ufficiale ai sensi dell’art. 58 del Testo Unico Bancario (il quale indica anche il momento in cui si perfeziona la cessione in blocco dei crediti).

Non a caso, la sentenza della Corte di Cassazione n. 22548 del 2018, determina che la pubblicazione della cessione sulla Gazzetta Ufficiale introduce una presunzione assoluta di conoscenza della cessione in blocco fra i vari enti creditori e i debitori, e quindi la rende “idonea a superare le contestazioni del debitore circa l’efficacia traslativa degli atti così come intervenuti fra i vari successori a titolo particolare”.
Insomma, la gestione degli npl è molto complessa e pretende molto tempo. Il debitore X può vedersi arrivare la intimazione di pagamento anche a distanza di anni dal pagamento delle ultime rate. Inoltre, non sono rari neanche i casi di fusione e scissione delle banche, i quali vanno a complicare e rallentare ulteriormente la gestione dei debiti deteriorati. Attenzione: prima di presentare una proposta di pagamento a stralcio, è necessario valutare l’eventualità che il debito originario si sia prescritto.

Proposta saldo e stralcio dei debiti npl


Dettagliate le coordinate del problema, si ritorna all’inizio della questione. Se il nostro famoso debitore X vede recapitarsi una lettera di intimazione al pagamento di una certa somma di denaro da parte di una società Servicer incaricata della riscossione del credito, la soluzione potrebbe essere una proposta di saldo e stralcio dei debiti.

Due casi di successo


Portiamo l’esempio di un caso di un debitore che ha richiesto assistenza a fronte di un debito di euro 300.000 contratto con un istituto bancario (pignoramento immobiliare in fase evoluta ed ipoteche giudiziali iscritte da soggetti terzi). In questo particolare scenario, bisognava tentare la strada di una vendita stragiudiziale dell’immobile di proprietà, al fine di reperire liquidità da offrire alla banca e ai soggetti terzi creditori a saldo e stralcio dei debiti.

Prezzo vendita immobile: euro 280.000;
Pagamento a saldo e stralcio a favore della Banca e soggetti terzi: euro 200.000;
Liquidità per Cliente: euro 80.000;
Risparmio ottenuto sul debito: euro 100.000;

Risultato? L’immobile è stato finalmente liberato dal pignoramento e dalle ipoteche.

Altro caso sintetico. Il caso di una famiglia con finanziamento personale di euro 20.000, offerta alla Banca, prima respinta e poi accettata tramite saldo e stralcio del debito per euro 8.000.

Il risultato finale? Un risparmio ottenuto sul debito per euro 12.000.

Spesso può accadere che il debitore in difficoltà provi a “sfuggire” dal suo creditore, non ritirando le raccomandate o simili, pensando magari che il creditore non potrà mai risalire al “luogo” dei suoi risparmi.
Nel momento in cui la raccomandata contenente la notifica dell’atto giudiziario non viene ritirata dal destinatario, questa verrà restituita al mittente, ma per la normativa è come se fosse stata consegnata (la c.d. “compiuta giacenza”), pertanto il creditore potrà continuare nel suo recupero, senza che il debitore conosca quanto stia effettivamente accadendo.
Nascondersi dal proprio creditore rappresenta quindi uno dei più grossi sbagli e non è una soluzione efficace; al contrario, questa mossa può portare ad esempio al pignoramento del proprio conto correte o dello stipendio. Altro errore è quello di richiedere ulteriori finanziamenti quando si ha già un finanziamento in essere, con difficoltà di pagamento rate.

In questi casi è meglio rivolgersi a PROFESSIONISTI SPECIALIZZATI, così da avviare un dialogo con il creditore per proporre un saldo e stralcio del debito in modo da evitare aggravio di costi e procedure giudiziarie.

Associazione ADifesa

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